Una tecnica per valutare quali ovociti siano i migliori, in termini di chance di avere una gravidanza. E’ uno degli obiettivi più ambiti per chi si occupa di medicina della riproduzione, perché permetterebbe di accorciare il cosiddetto “time to pregnancy”, il tempo che una coppia impiega per arrivare a concepire. Ed è l’obiettivo del progetto che ha vinto uno dei 9 “Grant for Fertility Innovation” messi a disposizione per il quinto anno consecutivo a livello mondiale da Merck Serono. A vincerlo Andrea Borini, direttore scientifico di Tecnobios Procreazione, che, insieme all’Università Politecnica delle Marche e a uno spin off dell’Università di Trieste, lavorerà per 3 anni alla realizzazione di un test in grado di identificare i gameti femminili migliori.
“A oggi la valutazione dello stato degli embrioni avviene con l’esame morfologico, cioè dell’aspetto, che però non è efficiente, visto che almeno il 40% degli embrioni non si impianta”, ha dichiarato Andrea Borini, che oggi a ritirato il premio nella cerimonia che ha avuto luogo a margine del congresso della Società Europea di Medicina della Riproduzione ed Embriologia, in svolgimento a Monaco. “In aggiunta si può eseguire la diagnosi preimpianto per le aneuploidie cromosomiche, ma si tratta di una tecnica molto costosa che solo una piccola percentuale di coppie sceglie di eseguire”. Alla fine del progetto italiano, invece, l’idea è quella di ottenere un test semplice e poco costoso e con una buona capacità predittiva.
A essere studiate, grazie alla microspettroscopia a raggi infrarossi, saranno le cellule della granulosa, cellule che si trovano nel follicolo e che abbracciano l’ovocita, permettendo il passaggio degli ormoni necessari allo sviluppo del gamete. In uno studio pubblicato nel 2013, Borini aveva già dimostrato la possibilità di analizzare con la tecnica degli infrarossi queste cellule, e di ottenere così delle informazioni sullo stato di salute degli ovociti. “Adesso dobbiamo studiare un numero consistente di cellule uovo, almeno 200, per poter elaborare un algoritmo che a partire dai valori delle cellule della granulosa possa predire cosa succederà all’ovulo”, spiega ancora Borini.
Scatterà a questo punto la seconda parte dello studio che prevede la realizzazione di uno studio randomizzato su almeno 530 ovuli in due bracci: nel primo i gameti verranno analizzati dal punto di vista morfologico, nel secondo con il nuovo test, mettendo così a confronto diretto la capacità di predire la possibilità di avere una gravidanza.
Il grant vinto da Borini, che vale 475mila euro, è uno dei 9 assegnati quest’anno, l’unico a essere stato vinto da ricercatori italiani. Lanciati nel 2009, questi premi hanno l’obiettivo di trasformare progetti innovativi della ricerca traslazionale nel campo della fertilità in soluzioni concrete che aumentino le chance di concepimento per i pazienti. Nei cinque anni di storia del premio sono stati presentati 640 progetti di 50 nazioni diverse; 35 hanno vinto, provenienti da 18 paesi. Solo quest’anno i finanziamenti totali ammontano a 2 milioni di euro.