Fertilità in freezer: crioconservazione e maternità

La notizia è di poche settimane fa. Facebook e Apple offrono un benefit in più alle proprie dipendenti: la copertura finanziaria per il congelamento degli ovociti. Un bonus di 20.000 dollari per mettere in sicurezza – nel congelatore – le cellule della riproduzione, in attesa del momento buono di usarle per provare a fare un figlio. All’improvviso, è stato tutto un parlare di social egg freezing, il congelamento di ovociti al di fuori di condizioni mediche. Dunque non per mettere al riparo la preziosissima riserva ovarica dalle conseguenze di qualche malattia, ma perché “è la società che lo chiede”. Perché tra precarietà sentimentale e lavorativa o, viceversa, una dedizione full time alla carriera, sono sempre di più le donne che diventano (o tentano di diventare) mamme per la prima volta dopo i 35-38 anni. Proprio l’età in cui gli ovociti cominciano da un lato a scarseggiare e dall’altro a mostrare i segni del tempo, un accumulo di alterazioni nella struttura di geni e cromosomi che di certo non giova al “programma maternità”.

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