Le tre buone ragioni per congelare ovociti

“Sono passati quasi venti anni – ricorda Andrea Borini – dall’annuncio della prima gravidanza ottenuta da ovociti congelati. Nel decennio che ha seguito questo successo, sono stati pochissimi i bambini nati con questa tecnica, che quindi è stata progressivamente abbandonata. Solo dopo altri dieci anni è stata annunciata un’altra gravidanza ottenuta con ovociti scongelati grazie alla tecnica ICSI (Porcu, E et al., 1997). La nuova metodologia di inseminazione – spiega –  ha permesso di superare la difficoltà degli spermatozoi di penetrare la zona pellucida degli ovociti scongelati. Da quel momento, da ovociti congelati sono nati in Italia circa 200 bambini”. Ma quali sono le tre buone ragioni per cui  una donna può desiderare di congelare i propri ovociti? “Il primo motivo – risponde Andrea Borini – è  perché deve sottoporsi a radioterapie o a chemioterapie che la renderanno sterile; il secondo  perché sa di avviarsi prima del tempo, per diversi motivi, a un esaurimento ovarico (menopausa precoce) e vuole conservare il proprio potenziale riproduttivo per usarlo successivamente; il terzo motivo quando desidera semplicemente spostare nel tempo la propria maternità, conservando le migliori possibilità di successo. Dopo l’introduzione della Legge 40  del 2004 e il conseguente divieto del congelamento degli embrioni, il numero di pazienti che richiede la crioconservazione degli ovociti è notevolmente aumentato. Questo ha portato a un costante miglioramento dei risultati, senza contare che il congelamento degli ovociti dà alle donne le stesse opportunità di preservare la fertilità che gli uomini hanno da decenni”, sottolinea l’esperto.

Si può fermare dunque l’orologio biologico? Secondo Andrea Borini nella nostra specie la fertilità è una finestra che si apre presto nel corso della vita e che altrettanto presto si richiude. “Se questo non bastasse –  aggiunge – si può anche chiudere in anticipo per molte ragioni note, come malattie e interventi chirurgici, o per ragioni che restano sconosciute. La possibilità di congelare e conservare per lungo tempo i gameti femminili, le uova, è piuttosto recente e ancora relativamente sperimentale, ma può consentire di avviare in un secondo momento un percorso riproduttivo a quelle donne che sanno che la propria finestra sta per chiudersi precocemente”. Per lo studioso viviamo in società altamente contraddittorie: “da un lato –  dice – si fanno pochi figli (e l’Italia in questo caso detiene un non invidiabile primato, con appena 1,3 figli per donna), dall’altro per molte coppie esistono seri problemi di fertilità (una coppia su cinque nel nostro paese).

Non c’è alcun dubbio che oggi anche in Italia le donne siano impegnate fortemente nella propria realizzazione professionale. Procedere in questa strada porta con sé le ovvie conseguenze di spostare nel tempo il progetto di formare una famiglia. Sempre più spesso, infatti, solo quando il percorso professionale è avviato e consolidato ci si può permettere il “”lusso”” di desiderare dei figli” . Andrea Borini sottolinea inoltre  che  “l’apice della capacità procreativa si raggiunge intorno ai vent’anni e dopo  comincia inesorabilmente a diminuire: così quando arriva il momento socialmente più adatto per avere figli, arriva anche la ““punizione biologica”” e ci si accorge che il progetto non si può realizzare come era stato pensato e desiderato. È difficile dire se costruire una famiglia e mettere al mondo dei figli sia un vero e proprio diritto, ma è certamente vero che la procreazione è un aspetto fondamentale della vita e certamente un corollario della libertà di espressione delle persone e delle coppie.

Congelare i propri gameti – cioè le uova (ovociti) e gli spermatozoi – può diventare una concreta possibilità per rallentare l’orologio biologico e per proteggere il proprio potenziale riproduttivo dai rischi che alcune terapie, particolari interventi chirurgici e alcune malattie comportano”, conclude il direttore scientifico di Tecnobios Procreazione.

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